I numeri e i prodotti del nostro lavoro si fanno così sempre più notevoli.
16 le scuole coinvolte, tra primo e secondo grado, anche fuori della regione Calabria. 250 gli studenti di primaria e secondaria di primo grado,
80 quelli di scuola secondaria di secondo grado
25 i docenti attivamente coinvolti, compresi tra formatori, tutor, insegnanti del primo ciclo
- 3 Cfr. Amica Sofia Magazine, anno X, n. 1/2016; anno XIII, n.1/2018 e n. 2/208; allegato al n. 1/2018 è uscito anche un opuscolo dedicato, a cura di M.Iiritano e L.Renda.
- 4 M. Iiritano, Ma come si fa a pensare? Diario di un maestro di filosofia, Castelvecchi 2019.
- D. Cianci M. Iiritano, Pensare da bambini. La sfida di Amica Sofia, Ericksson 2020.
Si tratta di stime orientative, poiché il nostro progetto si presenta ormai come un vasto e frastagliato movimento culturale, le cui ricadute a livello didattico ma anche e soprattutto civile e sociale, si fanno sempre più evidenti.
Ma ancora più significative e importanti per noi sono le testimonianze di chi, alunno o docente, in questo percorso pluriennale, ha potuto incontrare, nel modello e nell’esperienza biga alata, un momento fondamentale della propria formazione.
La nostra idea sulla filosofia è cambiata in seguito al dialogo con i bambini, dice Camilla una delle prime allieve del liceo classico Galluppi che hanno intrapreso questo percorso. Abbiamo capito che c’è uno scambio. Ho ripensato al valore di questa disciplina e soprattutto siamo andati oltre lo studio scolastico tradizionale del pensiero dei diversi filosofi presentati in successione cronologica, abbiamo capito il messaggio vero delle loro idee.
Inoltre, è chiaro che il tempo è amico di questa pratica. Col tempo e con l’incontro di persone che i bambini avevano già conosciuto l’apertura è stata maggiore, e anche la fluidità, la spontaneità del pensiero aumentavano, si aprivano di più e questo indica che la frequenza di lezioni impostate sul dialogo lo alimenta e lo favorisce. I bambini a quell’età sono malleabili ed è quella l’età in cui si devono indirizzare, in cui bisogna far scaturire la loro immaginazione.
Camilla Cantaffa, dopo essersi laureata con pieni voti alla Bocconi, è ora Master in Finanza alla London School of Economics. Oggi, riguardando al percorso fatto, ci scrive così:
La biga alata mi ha dato l’opportunità di migliorare sia le mie capacità di lavorare in gruppo grazie all’ aver collaborato con i miei compagni ed anche le mie abilità di leader siccome ho avuto modo di dirigere più discussioni su temi filosofici con i ragazzi della scuola elementare. Mi ha fatto riscoprire la passione per l’analisi critica di un testo, mi ha consentito di approcciare la filosofia da una prospettiva diversa e mi ha anche fatto riscoprire mie doti nascoste che non conoscevo. In particolare, ho apprezzato molto la possibilità di lavorare con dei ragazzi più piccoli, facilitare la discussione su temi di una certa complessità ed aiutare i bambini più timidi ad esporsi.
A Londra, dove ha studiato alla University of Greenwich, vive oggi anche Francesca Platì, anche lei parte di quel primo gruppo di ragazze del Liceo Galluppi da cui tutti è partito.
L’esperienza della Biga Alata è stata unica nel suo genere, nonché ampiamente formativa su diversi piani. L’idea fondamentale portata avanti dal Progetto, la filosofia dialogica, è di particolare valore poiché incentrata sull’interazione tra alunni delle scuole primarie e liceali.
Questo progetto mi è stato di particolare aiuto perché ha sviluppato le mie capacità di comprensione e comunicazione, pilastri fondamentali per sopravvivere in qualsiasi contesto, scolastico e non. Una delle principali caratteristiche della comunicazione è quella di capire il tuo pubblico affinché il messaggio arrivi in maniera chiara, minimizzando incomprensioni.
Lavorare con ragazzi più piccoli è una sfida stimolante. I miei compagni, io, i professori e i maestri abbiamo avuto tutti l’età dei nostri giovanissimi interlocutori, eppure quasi sempre crescendo dimentichiamo e/o ci innalziamo a figure ‘superiori’ per mezzi e conoscenza. Per parlare con un ragazzo che può avere 7 o 10 anni la vera sfida è saper tornare indietro nel tempo, capire chi hai difronte, interessarti e farti interessante agli occhi suoi.
Così facendo ho imparato a scoprire e a immergermi in nuovi discorsi senza auto-limitarmi, ponendomi nuovi dubbi, cercando più soluzioni, e articolando il mio pensiero affinché ne potesse nascere uno nuovo.
Ho spostato questo modus operandi in più contesti e con differenti interlocutori, indipendentemente dalle situazioni affrontate e dalle materie oggetto di studio.
La riflessione sul dato temporale offerto da studenti e docenti in varie occasioni di ripensamento e monitoraggio dei laboratori apre alla considerazione che la filosofia potrebbe o forse dovrebbe essere strutturale, organica, sistemica per rivelare appieno la sua utilità; praticata con continuità e trasversalità, e, anche laddove non sussiste come disciplina, entrare a far parte della didattica di ogni fase e contenuto dell’imparare. In quest’ottica, quanto è determinante formare gli insegnanti prima ancora che gli alunni, ad una pratica che scardina la chiusura, l’autoreferenzialità, la rigidità della programmazione disciplinare, la modulazione rigida di tempi e contenuti, definitivamente contrastata anche dalla più recente normativa scolastica?
La prof.ssa Lisa Minervini, docente di storia e filosofia del Liceo Classico F. Fiorentino di Lamezia Terme, parte della rete di scuole regionale, così scrive:
Prender parte al Progetto La Biga Alata è stato per me profondamente utile sia dal punto didattico che formativo, giacché si è trattato di un meraviglioso “spettacolo dell’imprevisto” (come a me piace chiamarlo)…costellato da impegno, conoscenza, apertura, emozioni, scoperte, meraviglia, comunicazione e infine confronto fra diverse ottiche generazionali: quella di noi adulti-docenti, in qualità di supervisori dell’intero percorso, quella dei bambini, protagonisti ignari dell’“avvincente esperimento” e quella degli adolescenti che, come tutor, hanno preso per mano i piccoli, avvicinandoli a livelli di riflessione sempre nuova e stimolando il pensiero in tutte le sue forme. Naturalmente ognuno di questi fantastici ingredienti si è rivelato fruttuoso ai fini del ruolo di docente che ricopro, giovando in modo determinante sullo sguardo rivolto verso i miei allievi, nonché sul rapporto instaurato con loro. A ciò va poi aggiunto l’autorevole contributo che i vari ospiti del progetto, nelle figure di noti accademici del mondo delle università e della cultura in generale hanno saputo offrire, mostrando a noi tutti partecipanti, alunni e docenti, le infinite potenzialità della FILOSOFIA, un sapere che MAI si fa’ ma sempre si è!
Ancora, la sua collega Prof.ssa Laura Provenzano aggiunge:
Il progetto mi ha permesso di sperimentare, osservando i ragazzi coinvolti nelle attività, come l’incontro con la filosofia crei spazi non solo di riflessione, ma anche, e direi soprattutto, occasioni di tradurre in azione e ricerca ciò che loro hanno appreso in classe.
Vederli interagire con i bambini, vederli costruire situazioni problematiche e ascoltare e interpretare in senso filosofico le suggestioni e le risposte fornite dai bambini, mi ha orientato ancora di più a declinare in una prospettiva laboratoriale e progettuale l’attività didattica in classe.
Infine le parole del Dirigente scolastico della scuola capofila, il Liceo Classico Galluppi di Catanzaro, Elena De Filippis, promotrice del progetto:
Le emozioni che abbiamo provato nel corso della “messa in atto” del progetto La Biga alata non possono esattamente coincidere con la sua “narrazione”, in quanto molto più complete e vive, d’altronde, come si sa, la scrittura mortifica e cristallizza il pensiero. Il rischio “forte”per chi si occupa di filosofia (e questo è un antico e mai superato dibattito) è quello di incapsularla in idee che, statiche e prive di vita, trovano la propria dimensione in un mondo “altro” che non corrisponde alla realtà empirica, o anche di “alleggerirla” fino al punto di confonderla con “l’inautentica chiacchiera”.Entrambe le posizioni snaturano l’essenza stessa della filosofia che è invece viva e vera. E nulla è più vivo e vero dell’esperimento che si sta portando avanti nella nostra a scuola, il cui motto, non a caso, è “Il futuro ha un cuore antico”. Il progetto “ La biga alata”coinvolge non solo i bambini ma anche gli adolescenti del nostro liceo che si “improvvisano” coaches degli stessi. La biga alata ci fa volare in modo adeguato ed equilibrato salvando la filosofia dall’aridità metafisica, ma anche dalla “debolezza”del pensiero. I bambini da più di tre anni ormai apprendono ma soprattutto in- segnano( nel vero senso etimologico) restituendoci quella dimensione umana e mai “troppo” umana di cui l’onnivora tecnologia” ci ha privati. Perché la filosofia sente, dunque, l’impellenza di rivolgersi ai bambini? Perché, come affermava Comenio, tutto può essere insegnato a tutti, se modulato in base all’età dell’interlocutore, inducendo sempre (ma soprattutto se si tratta di bimbi) alla riflessione con dolcezza e non certamente in modo cattedratico e dogmaticamente sicuro.